giovedì 30 giugno 2011

IL MONDO INCANTATO DI MICHAL NEGRIN


Qualche giorno fa mi sono recata 'Nel giardino di Cri', un bel negozietto che si trova nel quartiere San Zeno, (uno dei  più belli di Verona se non fosse per la voragine che l'amministrazione comunale tiene aperta da mesi per costruire un ormai fantomatico parcheggio), per acquistare il regalo per il compleanno della nostra cara P.  Già, perchè oggi è il suo compleanno!!!!!
Tanti auguri P., anche dal nostro blog!
In questo piccolo angolo di artigianato ho avuto modo di vedere da vicino alcuni oggetti della collezione di Michal Negrin, una stilista israeliana che crea dei gioielli in stile retrò/vittoriano che trovo molto belli: P. ora ha un paio dei suoi orecchini!
Sono oggetti molto raffinati, e curati in ogni piccolissimo dettaglio, di un gusto particolare, ma credo che con uno stile vintage stiano proprio bene.
Ho fatto dunque una piccola personale selezione: molte creazioni hanno uno stile a mio parere molto (troppo?) orientale, ma se scelte per essere un unico particolare che spicca sulla semplicità o linearità di un abito, beh, perchè no?



Gli abiti hanno un costo (per me) proibitivo, ma la bigiotteria è accessibilissima con un prezzo politically correct, se paragonato alla cura con cui i gioielli sono rifiniti.















Tutte le immagini sono state prese dal sito http://www.michalnegrin.com/About_Michal_Negrin_World
(Di C.)


sabato 25 giugno 2011

OMAGGIO A CYBILL LYNNE SHEPHERD (1950)

Qualcuno forse si ricorderà di lei in Moonlighting (Serie Tv, 1985 – 1989, ma ogni tanto la vediamo ancora trasmessa sulle reti italiane), affianco ad un giovane Bruce Willis agli esordi della sua carriera cinematografica.
Ho sentito parlare di lei qualche settimana fa in un bellissimo programma di Radio24, Destini Incrociati, nel quale si ripercorrevano le orme dell’attrice che ha affiancato alcuni dei più grandi attori di Hollywood - da Robert De Niro in Taxi Driver (1976) a Bruce Willis nella serie Moonlighting, a Uno strano caso (1989), con Robert Downey Jr. - e si spiegava come l’attrice non sia mai riuscita ad emergere nel cinema ma abbia invece vinto tre Golden Globe per le sue interpretazioni nelle serie televisive.
Ma vi chiederete perché ho scelto di parlarvi di lei.
Ho molto apprezzato Cybill nella serie Moonlighting (che amo, e consiglio a chi non la conosce di vederla), per l’ironia che ha saputo donare a Maddie, ma anche per la sua classe, che trovo innata, testimoniata anche dagli altri personaggi da lei interpretati nei film.
Oggi voglio dunque dedicarle questo post, perché credo che nel cinema contemporaneo ci siano poche attrici che possano competere con il suo charme, voi che dite?
(Di C.)




In Taxi Driver



Accanto a Bruce Willis in Moonlighting



lunedì 20 giugno 2011

La scarpa sbagliata: racconto di un vero incontro (ovvero cosa può minacciare il nostro senso estetico nei luoghi e nei momenti più insospettabili).

L’ho vista. Con i miei occhi: era lì, davanti a me, che mi precedeva mentre scendevo le scale. Finché la rampa non fosse terminata, ero in trappola, non potevo sottrarmi, il mio sguardo raccapricciato, malgrado tutto, restava incollato al dettaglio, che ingigantiva e ingigantiva: un mozzicone di caviglia si divideva tra una décolleté tacco 5, né ballerina né stiletto (e di un beige altrettanto indeciso, mellifluo), e il limitare estremo di un paio di jeans accorciati da un risvolto casereccio.  Ai piani superiori, si ritrovava una casacca a fiorami ubriacati, i cui lembi, privi dell’appiglio pietoso di una cintura, subivano in doloroso silenzio il destino timidamente svolazzante dei dimenticati.
L’informe aveva preso forma, la mancanza di una benché minima consolazione cromatica e – chissà perché il particolare non mi ha sorpresa – un afrore di afa subita sotto indumenti non abbastanza freschi –, come ruffiani dell’aberrazione, circondavano quella scarpa (sciapa, sformata anche), quella caviglia (grottescamente puerile) e quel risvolto (tristemente agreste).
Pochi istanti e gli scalini erano terminati, svoltavo l’angolo nella direzione opposta a quella “cosa”, mi riprendevo la mobile libertà del mio campo visivo. Ma una tale visione, come i raggi di un sole invadente che manda bagliori nel buio delle palpebre chiuse, resisteva ancora alla fuga attraverso la quale cercavo, in un corridoio qualunque, di stabilire una distanza sostenibile tra me e l’orrore. E l’immagine, già fantasma di se stessa, si radicava tuttavia in quella parte della mente che sembra preposta a custodire – per quanto? – ciò che ci ha ferito.
Non volli e fui grata di non potere associare un volto a cotanta bruttezza, come non si desidera, dell’atto efferato e inumano dell’assassino, conoscere la mente che lo ha concepito. Ma questo non mi risparmiò il rigurgito serotino di questa costola ponderosa di nefandezza estetica.
Chissà: se avessi preso un’altra strada, quella mattina, o se mi fossi affrettata lungo il percorso usuale? Avrei potuto precedere di pochi, ma cruciali secondi la portatrice (sana?) di una combinazione malsana. Però l’incidente, dopo che è avvenuto, inutilmente lo si ripensa alla luce di alternative che evidentemente il fato non ha ritenuto di offrirci.
Si passa oltre, certamente. Ovvero: tutto passa. Tranne forse il malinconico ricordo di quella casacca, costretta – lei sì – ad affacciarsi tutto il giorno sulla tela ordinaria arrotolata laggiù, malamente. Su quel risvolto senza speranza, a una manciata – comunque eccessiva – di centimetri sopra la scarpa sbagliata.
(Di P.)

martedì 7 giugno 2011

Cartoline da Verona

Questa sera, girovagando tra le cartelle del mio pc sono incappata nelle raccolte di fotografie e, come al solito, ho passato una mezzora a riguradarle!
Trovo sia sempre piacevole dedicare una breve pausa ad un tuffo nel passato, più o meno prossimo che sia, e ripercorrere i bellissimi viaggi fatti al mare, in montagna o in altre città!
Oggi però vorrei mostrarvi qualche scatto preso a 'casa nostra', Verona, perchè trovo sia davvero una bella città e, perchè no, per aggiungere una nota di colore alla nostra pagina. Bon Voyage!
(Di C.)

(Le fotografie sono state scattate qualche giorno fa da un mio carissimo amico che mi ha accompagnata per una passeggiata sulle colline).

Ponte Pietra e il Duomo

 


Piazza Erbe

L'ansa dell'Adige con la chiesa di San Fermo

giovedì 2 giugno 2011

Il consiglio della settimana ovvero come approfittare dell’accessorio (bello) per ritemprare l’umore (uggioso).

Una borsa di qualità, in termini estetici e materici, è come un bel paio di scarpe: nei momenti di tedio della nostra giornata ci viene in aiuto, a ricordarci che siamo sempre circondati dall’armonia e dalla piacevolezza che l’eleganza elargisce, anche quando ci sembra di percepire solo la noia.
La borsa, inoltre, rispetto alla scarpa, offre una possibilità ulteriore di memento sensoriale: la si può, sempre nei suddetti momenti di uggia, toccare. O, se preferite, discretamente accarezzare. Cioè percorrere fugacemente con le dita la bombata cedevolezza di un matelassé, sorbire la scivolosa morbidezza di un vellutato pellame, la politezza essenziale di un martellato o quella più rigorosa e disciplinata di una vernice. E tutto ciò mentre siamo costretti nel ristagno esasperante di una coda troppo lunga o un interlocutore verboso ci trattiene più del dovuto, mentre attendiamo un tram che tarda ad arrivare o quando, saliti sul suddetto mezzo, ci accorgiamo che la stanchezza incombe e che il tragitto verso casa ci appare interminabile.

N. B.: applicabile anche a una sciarpa di seta, a una falda di cashmere o a un pettinato di pura lana, di quelli che gareggiano, in morbidezza, con i più nobili filati.
(Di P.)

L’Italia delle buone maniere

Grazie a Graziano, il mio prezioso fisioterapista, che avendo lo studio sotto casa ogni lunedì mi usa la gentilezza di lasciare nella mia cassetta della posta l’inserto Domenica de «Il Sole 24Ore», sono incappata in un interessante articolo sulle buone maniere. E quale luogo migliore che questo per parlarne?

Il galateo perduto del neoconformista. Con questo titolo Donald Sassoon ci spiega come "difendere le buone maniere sembra essere diventata la prerogativa di chi è puritano, all’antica, non al passo con i tempi, e non essere al passo con i tempi" – conclude – "è il peggior peccato dell’era moderna".
Compiendo una breve storia delle buone maniere – dal cinquecentesco Cortigiano di Baldassarre Castiglione (dove si spiegava che il trucco era quello di eccellere facendo credere di non curarsene affatto, conoscere il codice ma farlo sembrare innato), al più diffuso Self-Help, di Samuel Smiles (1859) -  Sassoon ci illustra come da secoli si cerchino codici e modelli a cui guardare per apprendere la buona educazione. In questo breve articolo è segnalato anche un recente  libro di Gabriella Turnaturi, Signore e signori d’Italia. Una storia delle buone maniere (Feltrinelli), nel quale si evidenzia il legame tra civismo e buone maniere, due questioni strettamente legate. E su questo avrebbe potuto essere certamente  d’accordo il nostro Michele Lessona, che nel suo Volere è potere (1868) spiegava come nei primi passi mossi nella sua unità, l’Italia si dovesse confrontare con nemici più potenti degli austriaci: l’ignoranza, la superstizione, l’indolenza, l’invidia e il provincialismo (elenca Sassoon). Per vincere questa battaglia si consigliava dunque di seguire l’esempio degli italiani più illustri. Volere è potere nasceva così con l’intento di plasmare gli italiani e creare un’identità comune.

Ma in breve, dall’articolo di Sassoon si evince che sono due oggi le battaglie che dobbiamo affrontare: la prima è il conformismo, il cercare di comportarci come gli altri, e mettere da parte proprio quelle vecchie ma buone maniere di un tempo perché ormai ritenute obsolete e poco alla moda. Con la scusa di usare toni e comportamenti confidenziali per sentirci più rilassati e mettere a proprio agio gli interlocutori, si è finito col dimenticare quanto invece sia importante vestire parole e modi di fare  a seconda del luogo in cui ci si trova (andreste ad una cena di gala o ad una cerimonia in tuta e scarpe da ginnastica?). La seconda battaglia è quella contro televisione e i media, che non solo soffrono la totale assenza di nuovi modelli di comportamento, ma ostentano senza tregua "guru, personaggi famosi e politici che celebrano la loro mancanza di buone maniere, quasi sia a dire che il loro 'segno distintivo' è quello di non essere come tutti gli altri". Dice ancora Sassoon, "il paradosso è che credono di sottolineare le loro credenziali democratiche parlando in pubblico come si parla in privato".

Personalmente credo che non servirebbe conoscere a menadito il libro del caro Mons. Giovanni Della Casa, ma basterebbe un po’ di buon senso, insieme a una certa dose di coraggio di distinguersi e a un po’ di attenzione verso chi ci sta intorno. Dopo anni che sto con S., il mio compagno, ancora apprezzo quando mi apre la porta dell’auto,  mi fa accomodare al tavolo o si alza per primo se a cena occorre qualcosa che non è a portata di mano! E se salendo su un autobus e lasciando un posto a sedere ad un anziano ci sentiamo insultare, continuiamo a farlo: ci sarà sempre qualcuno che apprezzerà la gentilezza!
(Di C.)