lunedì 24 dicembre 2012

Un elegante Natale a tutti

Speriamo vivamente che gli auguri di Costanteleganza vi trovino in buona e calorosa compagnia. E soprattutto in un clima di serenità e gioia: sono gli ingredienti più graditi ed... eleganti.
Aggiungiamo per voi qualche albero rubato al design, alla fantasia e al buon gusto. Buon Natale.














domenica 16 dicembre 2012

A nail competition


Una mia amica – una ragazza dall’elegantissimo spirito caustico e che ieri sera indossava un vestito superbo, una sorta di rivisitazione dello scamiciato senza maniche degli anni Sessanta, e non vi dico il gioco grafico della stampa, tutto un optical tra il blu e il beige – mi ha detto una cosa. Me la diceva con il suo tono – irresistibile – di femme létale.
Vi ricordate il post (che dico? I post!) sulle unghie decorate e la moda annessa? Ragazzi: pare ci siano persino le gare di decorazione dell’unghia. Insomma, dei ritrovi di appassionati, con competizioni, “artisti” e tutto il resto.
Magari voi siete donne e uomini informati e lo sapete da un pezzo. Ma io, che sono di un’ingenuità disarmante, sono ancora significativamente colpita dalla notizia.
Wow.
(Di P.)

sabato 8 dicembre 2012

Eruzione d'entusiasmo





Mi fanno morire (di tenerezza) quelli che quando ti incontrano ti esplodono in un entusiastico: “Ma che elegante che sei oggi!!”. Perché non si rendono conto che può anche sembrare offensivo (“Ma che elegante che sei oggi!! In genere, mi ricordi una modella della Standa”). Specie a causa della sincera e incontenibile sorpresa, ti senti un po’ a disagio: la voce si alza loro pure di qualche tono e c’è, a volte, anche un leggero strabuzzamento dell’occhio. E immediatamente dopo avere fatto brillare la loro mina d’apprezzamento, ti guardano come cuccioli che sono stati tanto bravi e che si aspettano subito subito una coccola e un “grazie” formato natalizio.
Mi fanno una tenerezza indicibile.
E mi fanno pensare: magari è meglio se sto più attenta. Magari, il più delle volte, sembro davvero una modella della Standa.
(Di P.)

domenica 2 dicembre 2012

The Odd Couple(s)




Da qualche tempo, ho notato che può capitare di incontrare abbastanza spesso delle “strane coppie”. Non esattamente come quella del perfetto (perfettamente scritto, perfettamente interpretato, perfettamente cadenzato) film di Gene Saks e Neil Simon, ma, a volte, con gli stessi risvolti comici.
Sto parlando delle coppie madri e figlia o padre e figlio (è più evidente tra genitori e pargoli dello stesso sesso, ma avviene anche tra sessi diversi) in vestitura simbiotica. C’è la figura grande e c’è la figuretta piccola, ma sono vestiti nello stesso identico modo.
Si tratta di una tendenza naturale, che è sempre esistita e, anzi, fa parte non solo della cultura Occidentale, ma di tutte le culture. La questione interessante è che in Occidente, e solo in Occidente ho l’impressione, si è invertita la direzione del fenomeno.
Un tempo, e da sempre, erano i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze a volersi abbigliare (e truccare, e “accessoriare”) come gli adulti e, naturalmente, in particolare come gli adulti di riferimento, cioè i genitori. Passare dal calzone corto a quello lungo, indossare i primi centimetri di tacco, disfarsi delle trecce o della coda di cavallo, annodare una cravatta o sistemare un foulard, portare un gioiello, ma anche, semplicemente, indossare un primo abito “da donna” o una giacca: erano, e per alcuni sono ancora, il simbolo di un primo rito di passaggio all’età adulta, a lungo agognato e – perché no? – anche piuttosto divertente.
Ora, invece, a mano a mano che l’età matura o quella di mezzo si avvicina e si consolida per i genitori, sono questi ultimi che compiono il rito di passaggio, ma a un’eterna giovinezza o adolescenza. E cominciano (o continuano) a vestirsi come i loro figli (questo significa allora che Giorgino potrà finalmente sentirsi “grande” solo quando avrà i jeans strappati come papà; e Sandra quando porterà i “colpi di sole blu” come la mamma).

Risultato? I figli sono privati di modelli e punti di riferimento, confondono – giustamente – il ruolo genitoriale con quello amicale e, se sono in gamba, realizzano d’avere dei genitori imbecilli.
Imbecilli perché non si rendono conto che si fanno manipolare da un mercato che da decenni cerca di vendere loro indumenti e accessori che devono essere costantemente “nuovi”, “giovani”, “alla moda” e che debbono quindi essere continuamente rinnovati (leggi pure “comprati”).
Imbecilli perché non si rendono conto che questo mercato sta tutto dentro una società che ci vuole convincere che la giovinezza è un valore assoluto (il valore), mentre la maturità è un malanno peggiore della peste bubbonica in stadio terminale. 

Non so voi come la vedete, ma quando incrocio le “strane coppie”, sono presa, più che dallo sconforto, dall’indecisione: non so mai se dispiacermi di più per i genitori o per la prole.
(Di P.)

venerdì 16 novembre 2012

La diatriba dei leggings





Un’amica, qualche settimana fa, mi/si/ci poneva la seguente questione (con una certa veemenza: è grintosa, la ragazza): «Ma dei leggings portati come pantaloni vogliamo parlarne?? Passi quando è il sedere (se bello) che viene evidenziato, ma il modo in cui incorniciano "la parte davanti"... È abominevole! Non si possono guardare! I leggings non sono pantaloni, e che cavolo!!»
La prima cosa che mi viene in mente è che sono un ibrido: né calze né calzoni. E come tutti gli ibridi, dividono: c’è chi li porterebbe tutti i giorni e chi non li metterebbe mai. Senza contare chi non li prende neanche in considerazione (mi inserisco, se permettete).
Sotto una gonna o un vestituccio ce li possiamo far stare, se ci teniamo, ma concordo con la ragazza grintosa: portati al posto dei pantaloni hanno qualcosa di urtante, eccessivo e, francamente, potentemente volgare e un po’ pornografico. Mentre, mi permetto ancora, aggiungerei che, portati al posto delle calze, fanno comunque apparire le gambe opache e, obiettivamente, le ingrossano.
Inoltre, un primo impiego dei fuseaux in tessuto elasticizzato, alias leggings, fu quello dell’abbigliamento sportivo. Sportivo: questo dovrebbe dirci qualcosa.
Li ho cercati in almeno sette tra monografie, manuali e saggi sulla moda e l’eleganza: nessuna traccia. Anche questo dovrebbe dirci qualcosa.
(Di P.)