Capita raramente, ma quando capita sono
soddisfazioni. Esci a fare un giretto. Magari sei pure tutta presa e compresa
nei tuoi crucci veri o presunti, ma la congiuntura dell’universo fa sì che tu
giunga in prossimità di un negozio, di un negozietto, anche di un negoziaccio.
Magari anche un esercizio nel quale non sei mai entrata o che non avevi nemmeno
notato. O lo avevi notato, ma lo avevi mentalmente archiviato come
“ininteressante”.
E ci entri. Tanto… Così, per perdere qualche
minuto.
E trovi.
E fai il colpaccio.
Dicesi colpaccio l’imbattersi – in genere
fortuitamente – in un indumento o accessorio che non solo è della tua taglia,
ma ti va a pennello, proprio a pennello. Che non solo ti sta benissimo, ma ti
piace pure un mondo (il colpaccio mette allegria, il colpaccio è euforizzante).
Che non solo è firmato, ma è pure di qualità eccelsa (il colpaccio dura nel
tempo). Che non solo è in saldo, ma beneficia di un ulteriore ribasso (il
colpaccio è tale quando la cifra dispensata è seriamente ridicola, questo è
fondamentale). E se è un vestito, ti regalano pure l’appendino. E se è una
borsa, c’è pure il suo bel sacco antipolvere.
Una volta, all’atto di pagare la suddetta
ridicola cifra per un colpaccio, ho pure scoperto che, benché ridicolmente
bassa, la somma sarebbe pure stata devoluta… in beneficienza. È
stato meglio di un sogno ad occhi aperti: per un attimo, ho sperimentato il
mondo alla rovescia. Rubavo, e mi dicevano grazie, brava, torni… E mi hanno
dato anche l’appendino.
Insomma, è stato Il Colpaccio.
Per il nuovo anno, auguriamo a
tutti di fare almeno un colpaccio.
Buon 2013 da Costanteleganza.
(Di P.)
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