domenica 21 ottobre 2012

Il prodotto della crisi: conveniente, brutto e inutile


Recentemente, sono stata avvicinata da una collega e mi sono accorta che aveva le unghie decorate con triangolini, stelline, striscioline in colori multipli e assortiti che andavano dal fucsia al bianco con pagliuzze argentate. 
Superato lo spavento, mi sono posta qualche domanda e qualche riflessione ne è scaturita.
La signora in questione, personcina per bene, laureata, madre di famiglia, ecc. forse non ha preso in considerazione il fatto di avere superato i sedici anni. Che dovrebbe essere l’età limite un po’ per tutti quanto alla pratica del cattivo gusto «dal fucsia al bianco con pagliuzze argentate» (adoro citarmi).
Superati i suddetti limiti di età, si scade nel patetico e/o grottesco e/o tristissimo e/o reato di leso senso estetico del prossimo.
Però. Siamo anche tutti concordi, credo, sul fatto che ognuno sia libero di fare ciò che più gli garba con le proprie unghie. E va bene…
Ma un’altra riflessione - più cupa - mi si è affacciata alla coscienza: sempre la dama in questione, per quelle unghie, mi dico, ci avrà speso del denaro, per non parlare del tempo che il procedimento avrà richiesto. Ora, non ho nulla in contrario a che i centri estetici, gli estetisti e le estetiste si guadagnino il loro pane quotidiano. Quel che m’inquieta è che, se ci fate caso, questo è esattamente il genere di servizio che ha cominciato a dilagare significativamente da quando la crisi e la recessione economica si sono imposte nelle nostre vite. 
Sto parlando di servizi (e di beni) che hanno tre fondamentali caratteristiche: costano relativamente poco, sono inutili, sono brutti (o, come in questo caso, il brutto lo creano).
Però ci danno l’illusione di stare facendo qualcosa per noi stessi, anche con i quattro soldini che ci restano alla fine del mese (perciò ci sentiamo anche scaltri). Ci danno l’illusione di essere originali, e quindi liberi. Ci danno l’illusione di poterci ancora permettere il superfluo.
Appunto: l’illusione.
Bisogna stare attenti. 
C’è un risvolto della crisi di cui non si parla abbastanza: l’abbassamento della soglia estetica (oltre che culturale) delle persone. 
Che peraltro passa attraverso un ulteriore svuotamento del portafoglio. (Di P.)                                                                                                                                            

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