Recentemente, sono
stata avvicinata da una collega e mi sono accorta che aveva le unghie decorate
con triangolini, stelline, striscioline in colori multipli e assortiti che
andavano dal fucsia al bianco con pagliuzze argentate.
Superato lo spavento,
mi sono posta qualche domanda e qualche riflessione ne è scaturita.
La signora in
questione, personcina per bene, laureata, madre di famiglia, ecc. forse non ha
preso in considerazione il fatto di avere superato i sedici anni. Che dovrebbe
essere l’età limite un po’ per tutti quanto alla pratica del cattivo gusto «dal
fucsia al bianco con pagliuzze argentate» (adoro citarmi).
Superati i suddetti
limiti di età, si scade nel patetico e/o grottesco e/o tristissimo e/o reato di
leso senso estetico del prossimo.
Però. Siamo anche tutti
concordi, credo, sul fatto che ognuno sia libero di fare ciò che più gli garba
con le proprie unghie. E va bene…
Ma un’altra
riflessione - più cupa - mi si è affacciata alla coscienza: sempre la dama in
questione, per quelle unghie, mi dico, ci avrà speso del denaro, per non
parlare del tempo che il procedimento avrà richiesto. Ora, non ho nulla in contrario
a che i centri estetici, gli estetisti e le estetiste si guadagnino il loro pane
quotidiano. Quel che m’inquieta è che, se ci fate caso, questo è esattamente il
genere di servizio che ha cominciato a dilagare significativamente da quando la
crisi e la recessione economica si sono imposte nelle nostre vite.
Sto parlando di servizi
(e di beni) che hanno tre fondamentali caratteristiche: costano relativamente
poco, sono inutili, sono brutti (o, come in questo caso, il brutto lo
creano).
Però ci danno l’illusione
di stare facendo qualcosa per noi stessi, anche con i quattro soldini che ci
restano alla fine del mese (perciò ci sentiamo anche scaltri). Ci danno l’illusione
di essere originali, e quindi liberi. Ci danno l’illusione di poterci ancora
permettere il superfluo.
Appunto: l’illusione.
Bisogna stare attenti.
C’è un risvolto della crisi di cui non si parla abbastanza: l’abbassamento della soglia estetica (oltre che culturale) delle persone.
Che peraltro passa attraverso un ulteriore svuotamento del portafoglio. (Di P.)
C’è un risvolto della crisi di cui non si parla abbastanza: l’abbassamento della soglia estetica (oltre che culturale) delle persone.
Che peraltro passa attraverso un ulteriore svuotamento del portafoglio. (Di P.)
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