giovedì 25 ottobre 2012

Reazioni e suggerimenti



L’ultimo post ha provocato molti commenti, giunti per vie diverse da quella istituzionale del blog (ragazze e ragazzi la prossima volta potete lasciarli sulla pagina di Costanteleganza, se lo desiderate: se lo fate anonimamente, non cambia nulla. Dai!)
C’è stato il pungente: “Hai ragione, le unghie finte mi hanno sempre causato chiusura alla bocca dello stomaco”. O il più provocatorio: “Ma non dici niente delle unghie coperte di sangue…”. C’è stata una bella definizione della collega che ho portato ad esempio: “Portatrice non sana di unghie finte”. Non sono l’unica “cattivella”, per fortuna. Perché pare che io lo sia…
E lo sono. Però l’intenzione non era ridicolizzare una collega, era evidenziare come, quasi sicuramente, la sua scelta di "manipolare" le unghie non sia una scelta consapevole. Il cattivo gusto è una cosa, e la signora in questione evidentemente ne possiede una dose congrua a ciò che fa alle proprie mani, ma quel che mi ha dato da pensare è che forse questa persona si decora le unghie perché, con le risorse che ha a disposizione, non riesce a trovare di meglio per “decorarsi”, “coccolarsi”, sentirsi curata e originale. In altre parole, una volta certe brutture erano appannaggio di ceti penalizzati economicamente e culturalmente; oggi mi sembra che anche il ceto medio sia ridotto, per mancanza di risorse e tempo per pensare, a usufruire di prodotti e servizi d’infimo gusto e livello qualitativo. Che, infatti, dilagano, e così facendo diffondono “il brutto” un po’ ovunque. Anche dove o su chi, qualche anno fa, non te lo saresti aspettato.
Un’amica ha scritto invece, sempre a proposito della pratica di decorare le mani in quel modo: “Tutto questo, come si chiama? ‘Make-up per le unghie’: oltre a essere brutto, fa paura! Finisce che noi donne sembriamo sempre pronte ad aggredire (anche fisicamente) i poveri uomini, che già non sanno più rapportarsi con noi... Salvo però lo smalto rosso, che mi piace sempre molto, possibilmente su unghie corte!”. Come non essere d’accordo? Sullo smalto classico, ma anche sull’effetto respingente di certe unghie. Che, viste le chiusure alla bocca dello stomaco della fanciulla citata, colpisce non soltanto i signori uomini.
Infine, qualcuno che ha sempre delle acconciature impeccabili mi ha scritto: “Ma un post sui capelli ti manca!”. In effetti, è vero. Bisognerà pensarci. Se mi date qualche spunto…
(Di P.)

domenica 21 ottobre 2012

Il prodotto della crisi: conveniente, brutto e inutile


Recentemente, sono stata avvicinata da una collega e mi sono accorta che aveva le unghie decorate con triangolini, stelline, striscioline in colori multipli e assortiti che andavano dal fucsia al bianco con pagliuzze argentate. 
Superato lo spavento, mi sono posta qualche domanda e qualche riflessione ne è scaturita.
La signora in questione, personcina per bene, laureata, madre di famiglia, ecc. forse non ha preso in considerazione il fatto di avere superato i sedici anni. Che dovrebbe essere l’età limite un po’ per tutti quanto alla pratica del cattivo gusto «dal fucsia al bianco con pagliuzze argentate» (adoro citarmi).
Superati i suddetti limiti di età, si scade nel patetico e/o grottesco e/o tristissimo e/o reato di leso senso estetico del prossimo.
Però. Siamo anche tutti concordi, credo, sul fatto che ognuno sia libero di fare ciò che più gli garba con le proprie unghie. E va bene…
Ma un’altra riflessione - più cupa - mi si è affacciata alla coscienza: sempre la dama in questione, per quelle unghie, mi dico, ci avrà speso del denaro, per non parlare del tempo che il procedimento avrà richiesto. Ora, non ho nulla in contrario a che i centri estetici, gli estetisti e le estetiste si guadagnino il loro pane quotidiano. Quel che m’inquieta è che, se ci fate caso, questo è esattamente il genere di servizio che ha cominciato a dilagare significativamente da quando la crisi e la recessione economica si sono imposte nelle nostre vite. 
Sto parlando di servizi (e di beni) che hanno tre fondamentali caratteristiche: costano relativamente poco, sono inutili, sono brutti (o, come in questo caso, il brutto lo creano).
Però ci danno l’illusione di stare facendo qualcosa per noi stessi, anche con i quattro soldini che ci restano alla fine del mese (perciò ci sentiamo anche scaltri). Ci danno l’illusione di essere originali, e quindi liberi. Ci danno l’illusione di poterci ancora permettere il superfluo.
Appunto: l’illusione.
Bisogna stare attenti. 
C’è un risvolto della crisi di cui non si parla abbastanza: l’abbassamento della soglia estetica (oltre che culturale) delle persone. 
Che peraltro passa attraverso un ulteriore svuotamento del portafoglio. (Di P.)                                                                                                                                            

domenica 14 ottobre 2012

Una nuova tendenza




Una volta, per farsi quattro risate sotto i notorii baffetti, si andava ai matrimoni. Dai, confessiamolo, ce la siamo spassata tutti almeno un po’, almeno una volta, a sganasciarci silenziosamente nell’intimo del nostro lato più inclemente nell’osservare, nell’ordine: i completi che più “della domanica” proprio non si può, la creazione delle combinazioni più improbabili nella convinzione di offrire un modello di eleganza e di originalità, i dettagli più racappriccianti in testa a qualche signora che ha letto da qualche parte che a una cerimonia si va con il cappello. Solo che certe signore portano il cappello come certi uomini portano la cravatta: come se non ne avessero mai visto uno, come se fosse un corpo più estraneo di un Alien nel pancino, pronto a mettersi in evidenza tra lacrime e sangue da spargere copiosamente (ma, in questo caso, i fluidi della sofferenza appartengono esclusivamente a chi assiste alla scena).
C’è poi quella che invece un libro sull’eleganza non lo ha mai letto. O se lo ha letto, ha saltato la parte dedicata al matrimonio (c’è sempre; chissà perché). Oppure voleva leggerlo, ma poi lo ha dimenticato (a quelli che ne hanno veramente bisogno succede sempre; chissà perché). E il giorno della cerimonia nuziale alla quale era invitata le è piombato addosso senza pietà, senza lasciarle il tempo di pensare. O lasciandole forse troppo tempo per quel genere di riflessione che alcune persone non dovrebbero fare.
E allora cosa succede? Che una va a un matrimonio con un completo pantalone, nero, senza calze, ma con i sandali (tacco 15 col pantalone, of course), con dei fiori finti appuntati da qualche parte. E peccato perché se faceva freschetto, la stoletta di pelliccia, magari sintetica, non ce la toglieva nessuno. A questo punto, che il cappello ci sia oppure no, ha davvero importanza?
Lo so che con questa storia dell’anonimato, starete pensando “questa se le inventa: facile, mica ci mette la faccia”. Eppure ormai dovreste conoscermi, se leggete queste pagine da qualche tempo: sono un tipo preciso, corretto, persino un tantinello rigido. Non ve le scrivo le bugie.
È successo. Fidatevi. Io ho visto con questi occhi cose che voi esseri eleganti non potete neanche immaginare.
Ma, attenzione, perché questa volta – credo sia la prima e l’ultima, e conta poco – penso davvero di avere individuato una tendenza, una primizia che vi porgo, che vi invito a cogliere, se volete continuare a gioire (o soffrire, ma con un ghigno di superiore distacco appena accennato agli angoli delle labbra, eppure tanto tanto tanto gratificante – e sprezzante, promettetemelo) delle aberrazioni dell’umana fantasia in materia di abiti e accessori (sì, sì, ci sono anche il trucco e le acconciature, vedrete. Avidi!).
Ecco l’intuizione che vi porgo, frutto di un'attenta osservazione: andate alle lauree. Ve lo prometto: da un po’ di tempo in qua sono molto, ma molto meglio dei matrimoni.
E, se ci pensate un attimo, doveva accadere. Riuniscono intere famiglie e truppe d’amici. Abbiamo il ventaglio generazionale e socio-culturale al completo. Abbiamo la trasferta per molti, se non per tutti. Abbiamo una cerimonia. Abbiamo le foto e i filmini. E, come accade per i matrimoni, sono per lo più al mattino, ma senza disdegnare ormai nemmeno il pomeriggio. E se ci mettiamo la proclamazione “ecumenica” di tutti i laureati della giornata, si può arrivare all’ora dell’aperitivo senza neanche accorgersene. E dopo la parte cerimoniale, abbiamo la festa… È uguale. Ma, incredibilmente, può essere uno spettacolo “peggiore”.
Insomma, vi divertirete come dei pazzi. E gratis. Che, come si deve dire sempre in questa nostra sfortunata epoca, “di questi tempi!...”.
Segnatevi le date delle lauree dell’università più vicina, e provate. Non avete idea di quello che potrete incontrare.
(Di P.)




   

Siamo qui

Chiediamo scusa ai nostri lettori, assidui o occasionali che siano, per il prolungato silenzio. Che somiglia a una vacanza, ma ha visto succedere tante cose, belle e brutte, naturalmente. Altrimenti, non sarebbe verosimile.
Comunque, d'ora in avanti, Costanteleganza cambia periodicità. Ci sarà sempre almeno un post alla settimana.
Perciò, seguiteci: e commentate, interagite, scriveteci, se lo desiderate. Con eleganza, questo va da sè.
(Di M.& P.)