Dal 3 all’11 marzo si è tenuta a Parigi la “Settimana della
moda”. L’evento – che ha cadenza semestrale – è senza dubbio importante, specie
per gli addetti ai lavori. Fa parte delle tante manifestazioni che
contribuiscono a tenere in vita un settore produttivo e commerciale che, a
prescindere da considerazioni d'altra natura, alimenta un giro d’affari
rilevante e dà lavoro, a tanti i livelli, a tante persone.
Però, l’esperienza casuale e fugace che ne ho avuto quest’anno mi
ha lasciato un’impressione di fastidio, di tristezza quasi.
L’11 marzo, nel
pomeriggio, mi sono trovata a place d’Iéna, nel XVI arrondissement. Emersa
dal métro, ho avuto la visione un po’ surreale di un’invasione di grosse, opulente e ingomabranti auto nere. Ovunque. Ce n’erano ovunque. Si stentava
ad attraversare la strada, i marciapiedi erano assediati. I pedoni frastornati.
I vetri scuri conferivano ai mezzi quell’aria misteriosa – e insieme un po’ pretenziosa
– che gli occhiali da sole incollano a certi volti. Ma le insegne sulle auto
davano loro un aspetto un po’ cheap. Sembrava
un’invasione, un’occupazione, un’intrusione di prepotenza. Per niente elegante, questo è certo.
Sono scappata via. Mi sono ritirata in fretta, e con sollievo, nell'edificio in cui mi dovevo recare. Non ho avuto nessuna curiosità di vedere cosa avesse provocato quella mobilitazione. Nessuna. Proprio nessuna.
(Di P.)
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