Conosco un libro
superbo, che è una bibbia dell’eleganza: oltre che intelligente, è scritto con
brio e stile ineffabile dalla stilista Chiara Boni e dal giornalista e manager
Luigi Settembrini. La sua ironia è di quelle che fanno bene alla pelle. Si intitola Vestiti,
usciamo. Purtroppo lui, il libro, è uscito nel 1987 (Mondadori), ed è fuori
catalogo. Peccato!
La copertina della prima edizione di Vestiti, usciamo. |
La parte sui cappelli
è gustosa, come tutto il resto:
Istruzioni per l’uso
D’inverno il grande
jolly, il vero passepartout, è il feltro.
Anche rosso. Magari
l’autentico Borsalino. Van bene ovviamente i colori marrone, beige, grigio. Se
siete davvero donne sofisticate vi consiglio la cloche di feltro: sui cappotti
e le mantelle è un sogno.
La toque di velluto
azzardatela di rado, solo in certe particolari occasioni: a una sfilata, a un
pranzo bizzarro un tantino “fuori dalle righe e dalle regole”. D’estate il più
bello di tutti è il cappello di paglia. Portatelo senza aggiunte di fiori,
frutta, fronzoli vari. La paglia è bella nuda. Possono fare eccezione, per le
più giovani, composizioni di fiori e frutta particolarmente equilibrate e
comunque di qualità molto speciale (vedi Giusi Bresciani).
No tassativi
1) Cestinate, anche
se regalati da persone molto amate che non volete far soffrire, i cappelli
fatti a mano con l’uncinetto. Non c’è “mano di fata” che possa riscattarli.
2) Gli “imbuti”
stanno bene in cucina. Le “cuffie” non stanno bene da nessuna parte.
3) Il colbacco col
paraorecchi fa cane San Bernardo.
4) La cloche scozzese
(usatissima dalle amanti del velocipede) fa Esercito della Salvezza oppure
Scuola Steineriana.
(Di P.)
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