domenica 2 dicembre 2012

The Odd Couple(s)




Da qualche tempo, ho notato che può capitare di incontrare abbastanza spesso delle “strane coppie”. Non esattamente come quella del perfetto (perfettamente scritto, perfettamente interpretato, perfettamente cadenzato) film di Gene Saks e Neil Simon, ma, a volte, con gli stessi risvolti comici.
Sto parlando delle coppie madri e figlia o padre e figlio (è più evidente tra genitori e pargoli dello stesso sesso, ma avviene anche tra sessi diversi) in vestitura simbiotica. C’è la figura grande e c’è la figuretta piccola, ma sono vestiti nello stesso identico modo.
Si tratta di una tendenza naturale, che è sempre esistita e, anzi, fa parte non solo della cultura Occidentale, ma di tutte le culture. La questione interessante è che in Occidente, e solo in Occidente ho l’impressione, si è invertita la direzione del fenomeno.
Un tempo, e da sempre, erano i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze a volersi abbigliare (e truccare, e “accessoriare”) come gli adulti e, naturalmente, in particolare come gli adulti di riferimento, cioè i genitori. Passare dal calzone corto a quello lungo, indossare i primi centimetri di tacco, disfarsi delle trecce o della coda di cavallo, annodare una cravatta o sistemare un foulard, portare un gioiello, ma anche, semplicemente, indossare un primo abito “da donna” o una giacca: erano, e per alcuni sono ancora, il simbolo di un primo rito di passaggio all’età adulta, a lungo agognato e – perché no? – anche piuttosto divertente.
Ora, invece, a mano a mano che l’età matura o quella di mezzo si avvicina e si consolida per i genitori, sono questi ultimi che compiono il rito di passaggio, ma a un’eterna giovinezza o adolescenza. E cominciano (o continuano) a vestirsi come i loro figli (questo significa allora che Giorgino potrà finalmente sentirsi “grande” solo quando avrà i jeans strappati come papà; e Sandra quando porterà i “colpi di sole blu” come la mamma).

Risultato? I figli sono privati di modelli e punti di riferimento, confondono – giustamente – il ruolo genitoriale con quello amicale e, se sono in gamba, realizzano d’avere dei genitori imbecilli.
Imbecilli perché non si rendono conto che si fanno manipolare da un mercato che da decenni cerca di vendere loro indumenti e accessori che devono essere costantemente “nuovi”, “giovani”, “alla moda” e che debbono quindi essere continuamente rinnovati (leggi pure “comprati”).
Imbecilli perché non si rendono conto che questo mercato sta tutto dentro una società che ci vuole convincere che la giovinezza è un valore assoluto (il valore), mentre la maturità è un malanno peggiore della peste bubbonica in stadio terminale. 

Non so voi come la vedete, ma quando incrocio le “strane coppie”, sono presa, più che dallo sconforto, dall’indecisione: non so mai se dispiacermi di più per i genitori o per la prole.
(Di P.)

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