Invitiamo, chi
lo desideri, a fare un esperimento. Consiste nel contare quante volte nell’arco
di una giornata o di una settimana (o di un mese, se siete per le rilevazioni sul
medio-lungo periodo) ci si ritrova con una porta in faccia. No, non la torta.
La porta.
Succede
spessissimo, almeno nella città in cui abito. Se ci si fa caso, risulta infatti
impressionante il numero di persone che, quando entra in un negozio, in un
cinema, in un bar, in uno stabile di qualsivoglia natura, procede sempre come
fosse l’ultimo oltre che il primo della fila. Cioè, a questi soggetti non è mai
stato insegnato o suggerito di volgere leggiadramente quanto parzialmente (basta
poco, infatti) il collo per verificare che non vi sia qualcuno dietro di loro
che, appunto, se ignorato, rischia di ritrovarsi con la porta chiusa sulla
faccia.
Questo
comportamento dà luogo a visioni estremamente ineleganti: chi sta davanti
appare davvero come un perfetto esemplare di mancanza di percezione dell’esistenza
di altri da sé (altresì definibile come “maleducazione”), e chi lo segue
rischia a volte di doversi poco graziosamente puntellare sui tacchi per
respingere la caduta libera della porta verso la sua persona.
C’è anche un
altro possibile risvolto: il verificarsi di manifestazioni di riconoscenza quanto
mai fuori luogo. Infatti, quando si trattiene una porta per chi segue (o
precede: non facciamoci mancare niente) a volte il destinatario del gesto, non
essendo evidentemente aduso a cotanta cortesia, si produce in ringraziamenti
tali che potrebbero essere giustificati solo dall’avergli, che so?, salvato la
vita dell’unico figlio, in procinto di essere travolto da un’auto in corsa.
Invitiamo dunque,
chi lo desideri, a fare un altro esperimento. Sforziamoci di praticare
sistematicamente la cortese apertura della porta per la sconosciuta o lo sconosciuto
che ci segue quando entriamo o usciamo da un luogo pubblico. E proviamo a
vedere se, dando l’esempio, i casi di porta in faccia in questa città conosceranno una (seppur minima) flessione.
(Di
P.)
Nella nostra città purtroppo beccarsi una porta sul naso è proprio la regola! Ho trovato però che l'usanza colpisca più certe generazioni: in questo caso ad essere normo-educati sono i giovani.
RispondiEliminaChissà perchè,cara P., appena ho incominciato a leggere le tue prime righe, mi è balzata davanti agli occhi l'immagine di una certa porta, in un certo chiostro, in una certa università! :-)
M.
Cara M., non si può non essere d'accordo con te. Specie su una certa porta, in un certo chiostro... Ma è pur vero che di porte (che ti vengono in faccia) ce ne sono molte di più: al cinema e a teatro, per esempio.
EliminaP.