Tanto per non usare mezzi termini né tergiversare, diciamo
subito che Tutte le bici che non ho più
è un bel libro. Anche nell’aspetto (il disegno di copertina, lieve e disteso
come una pedalata in pianura, è di Margherita Micheli). Appena uscito (per i tipi della Scripta), infatti,
il volume è già stato ristampato. Non scaricato. Proprio ristampato.
Doveva essere un manuale (autorevole, visto l’autore) per il
ciclista, ma tra le pagine più illustrative – anche quelle godibilissime – si
sono inseriti per fortuna dei racconti, degli aneddoti, delle leggende, dei
ritratti. Che l’autore, sempre lui, quello autorevole, è capace di porgere con
una simpatia, una grazia e una verità corroboranti. La scrittura scorre, scorre
anche quella come una pedalata in pianura. E l'immaginazione offre al lettore (e all'autore) un filo rosso che salda poeticamente la vita a tutte quelle biciclette che sono partite per le vie di un borgo o per le strade del mondo.
Alfredo Nicoletti, l’autorevole narratore, tra le altre
cose, ha costruito e venduto biciclette (come il padre) per un bel tratto della
sua vita. E di storie ne ha viste passare e ne ha sentite raccontare. Le ha
riunite. Con eleganza (che imprime sapientemente anche agli sporadici gros mots, e non è da tutti).
Insomma, Tutte le bici
che non ho più è una chicca per i ciclisti e gli amanti della bicicletta; è
una raccolta di racconti deliziosi, gustosi, commoventi, divertenti; è un
piccolo libro sulla veronesità, quella di oggi e quella di ieri, che a volte
sono, a ben guardare, la stessa cosa. Ma non si resta a Verona, non ci si ferma
là, si viaggia: da varie località venete a Trieste, al Belgio, e si arriva
persino a Hollywood, passando per la Bulgaria.
Le vie della bicicletta sono infinite, come quelle delle
belle storie.
(Di P.)