Nel dicembre del 2004 Stefano Benni aveva pubblicato questo articolo (su "La Repubblica"), di cui un'amica mi aveva dato copia (grazie a Gaia) e di cui riporto la gran parte.
Rimane divertente e simpatico. E rimane la tentazione di chiedersi in quale categoria potremmo infilarci o potremmo infilare i nostri conoscenti...
Le paleopalle e lo spray al tarlo sono favolosi gadget natalizi.
Buon Natale!
Per questo personaggio il Natale deve essere quello di una volta. L'albero deve
essere un vero abete, magari rubato di notte nel bosco. Non va decorato con
orpelli di plastica, ma con le vecchie palle di vetro, conservate in cantina,
sacre come il Graal. Queste paleopalle, superstiti da decine di Natali, ormai
si rompono solo a sfiorarle, perciò la confezione dell'albero diventa
un'operazione chirurgica. Ogni preziosa sfera viene passata di mano in mano e
appesa trattenendo il fiato. Seguono le candeline di vera cera. Quindi si
avvolge l'albero con un boa argenteo di dodici metri appartenuto alla Bella
Otero. Si appendono ai rametti dei pupazzetti di cioccolata così vecchi e stantii
che non potresti riciclarli neanche come vicepresidenti del consiglio. Infine, gran finale col vecchio puntale, uno scettro pralinato di brillanti, a metà tra
Excalibur e il cavatappi di Goldrake. A questo punto il Tradizionatalista
scende dalla scala appena in tempo per vedere l'albero precipitare, le palle
esplodere come bombe, le candeline appiccare il fuoco alla casa e può dire tra
le lacrime:
- Che bello, è bruciato tutto
proprio come quand'ero bambino...
Dopo l'albero, è la volta del presepe. Le statuine devono essere almeno
centenarie, anche se gli anni le hanno consunte. Maria è senza naso, Giuseppe
sembra Valentino dopo il decimo lifting, davanti alla capanna si aggirano
pastori monchi e pecore decapitate. Un re Magio è andato perso ed è stato
sostituito dal soldatino di un cow boy a cavallo.
Ma niente ferma il Tradizionatalista. Andrà nel solito bosco a svellere un
zolla di vero muschio, confezionerà il fiume di carta stagnola e riparerà la
coda alla cometa. Quando tutto sarà pronto, accenderà le luminarie e si
accorgerà con disappunto che al posto di Gesù Bambino c'è un Pokemon rosa.
I figli di tradizionatalisti sono molto dispettosi.
Il gastrotradizionalista
Variante alimentare del precedente. Per lui la tradizione riguarda soprattutto
il pranzo natalizio, che deve comprendere i piatti di una volta. Anzitutto i
tortellini, o agnolotti, o cappelletti della nonna. Schiere di nonne che per
tutto l'anno sono state ignorate, dieci giorni prima della Festa vengono
sommerse di attenzioni. Anche se artrosiche o ipertese, vengono issate dai
letti e schiodate dalle sedie a rotelle, drogate con cardiotonici e obbligate a
impastare e farcire. Se si rifiutano, vengono torturate con musica rock nel
cornetto acustico. Ottenuto il primo piatto, il Gastrotradizionalista provvede
al secondo, il classico tacchino farcito di quindici chili. Quasi nessuno in
Italia, a eccezione delle acciaierie di Terni e di Baget Bozzo, possiede un
forno così ampio da contenere un tale bestione. Quindi bisogna affidarsi al
forno di un ristorante. Si porta il tacchino di quindici chili e, poche ore
prima del cenone, vi verrà riconsegnato un pollo di un chilo. Si è ristretto
con la cottura, vi spiegherà ghignando il ristoratore, che intanto ha già
piazzato il tacchino a una tavolata di giapponesi.
L'ipermoderno
Esatto contraltare del tradizionalista è l'Ipermoderno, per cui il Natale deve
essere arricchito da tutte le novità tecnologiche. Ad esempio, l'albero
sintetico telecomandato che cammina per la casa, apre la bocca e canta. Quasi
sempre questo mostro fronzuto e gracchiante si guasta, ed è impossibile
fermarlo, essendo dotato di pile speciali al plutonio. [...]
Si può abbattere solo con una ruspa. L'Ipermoderno non ama il presepe, ma se
proprio è obbligato, compra il presepe cellulare Nokia o Sony, con la Madonna
che riceve tremila messaggini Sms di congratulazioni. Dove l'Ipermoderno si scatena
è nei regali, che bisogna assolutamente ordinare via Internet. Eviti le file e
la ressa, non sai quanto è comodo. Attenti, però: basta sbagliare un dato ed
ecco che spariscono diecimila euro dalla carta di credito e a casa vi arrivano
un camion di armi, duemila conigli e una bambola gonfiabile. A questo punto
l'Ipermoderno si accorge che, nella sua frenesia tecnologica, si è dimenticato
di cucinare il cenone. Niente paura. Il pesce crudo diventa sushi, la carne non
cotta viene spacciata per carpaccio e per fortuna i dolci li portano gli altri.
Il colpista
Questo signore vive ogni Natale con senso di colpa, pensando ai poveri del
mondo. Se è un Colpista rigoroso, dà i soldi a qualche organizzazione
umanitaria e rinuncia alle spese natalizie. Ma più spesso il Colpista è un
generoso titubante, e alla fine si riduce a organizzare un Natale miserello.
L'albero diventa il ficus di casa, decorato con due palle da tennis. Nel
presepe avviene un brusco taglio di organico: praticamente c'è solo il bambin
Gesù piangente e due pastori che telefonano alla polizia per avvertire che c'è
un neonato abbandonato in un mangiatoia.
La cena di Natale viene ridimensionata. Tortellini surgelati, e invece del
tacchino ripieno, un pollo gonfiato col silicone. [...]
Il contrarista
Versione cinica del Colpista, egli è assolutamente contrario alla retorica
natalizia. Spesso non si limita a ignorare la festa, ma prepara un Contronatale
provocatorio. Non solo non fa l'albero, ma distrugge quelli degli altri con uno
spray al tarlo. Compra il muschio, lo stende in salotto e ci mette la scritta:
Divieto di costruire presepi. La notte di Natale cerca di mangiare le cose
peggiori: vongole in scatola, pasta alla liquirizia, frutta di marzapane
fritta. Non fa regali e non ne vuole. Normalmente la famiglia, che conosce
questa isteria del Contrarista va a passare la notte di Natale dalla nonna.
Dove lui arriverà pentito, dieci minuti prima di mezzanotte, con un
panettoncino al dito.
[...]Il cane da pastore
Questo individuo, durante le feste natalizie, prova l'irresistibile impulso a
radunare il maggior numero possibile di persone. Il suo motto è: "A Natale
si deve stare insieme". Non contento di requisire i parenti prossimi si
mette a caccia di cugini e bisavoli. Recupera zii scomparsi da anni, fa
ricerche araldiche, scova figli illegittimi e nonni dati per morti. Se qualcuno
cerca di sfuggirgli, lo va a prendere in furgone e lo trascina a forza in casa.
Dopodiché organizza una cena per sessanta persone con ventidue sedie e posate
per quindici, si sbronza, litiga chiamando la metà dei presenti terroni e
sbafatori. Alla fine di questa kermesse, il signore-cane-da pastore, pronuncia
la famosa frase: "il prossimo Natale non invito più nessuno".
[...]Il televisivo
È il caso più grave. Si ingozza un pezzo di tacchino e si alza da tavola
dicendo: "che palle questa storia del Natale". Poi si piazza davanti alla
televisione con un sacchetto di noccioline e guarda come passano il Natale i
Vip. Solo ciò che è teletrasmesso lo interessa. Per fortuna la moglie sa come
riportarlo sulla retta via. Confeziona il presepe con una piccola telecamera
sul tetto. Poi ci scrive sopra:
"Le nomination di questa settimana sono il Bue, San Giuseppe e l'arcangelo
Gabriele. Chi vuoi che esca dalla capanna? Manda una preghierina a Gesù".
Il nostro uomo passerà tutto il Natale davanti alla Sacra Rappresentazione.
Come disse Previti a Squillante, chi ha detto che non abbiamo più valori?
Stefano Benni
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