venerdì 26 agosto 2011

Tra design ed ecologia

Eccomi qua, appena rientrata da una breve vacanza in Austria, dove, tra una camminata e l'altra, non mi sono negata qualche escursione metropolitana. Passeggiando tra le vie di Innsbruck, alla ricerca degli angoli meno turistici e più genuinamente bavaresi della città, mi sono imbattuta in una galleria d'arte, una della catena Augustin, che ha attratto la mia attenzione per i magnifici gioielli esposti in vetrina. 
Confesso, sono letteralmente drogata di bracciali, li amo alla follia e ne posseggo di ogni tipo e foggia, ma haimè, nonostante ne abbia un intero cassetto nell'armadio, non riesco a fare a meno di acquistarne! Non ho una tecnica, e la mia non è una ricerca programmata, diciamo che sono i bracciali stessi che mi chiamano, e finiscono immancabilmente nel magico cassetto, da cui emergono alternativamente per dare quel tocco in più al look che solo un accessorio sa dare.

Ma torniamo al mio nuovo incontro: ho acquistato, o meglio il mio compagno mi ha regalato, due fantastici bracciali in resina di Sobral, uno rigido nero, con dei chip fusi all'interno, ed uno multicolor, ispirato all'astrattismo di Kandinsky!

Il mio bracciale!
Un porta vasi
Tornata a casa sono corsa a vedere online gli altri oggetti realizzati da questo designer brasiliano, Carlos Sobral, nato a Rio de Janeiro, che dagli anni Sessanta realizza gioielli e accessori. Profondamente immerso nel movimento Hippie, Sobral ha iniziato a creare i suoi oggetti con materiali riciclati, principio su cui ancor oggi si fonda la sua produzione. Dopo aver venduto le sue creazioni alle manifestazioni culturali organizzate a Rio, apre il primo negozio nella stessa città nel 1982 per espandersi in seguito in Europa e Stati Uniti.

Ogni pezzo è realizzato in un'atmosfera familiare dai 160 artigiani che collaborano collettivamente alla creazione e realizzazione degli oggetti fatti a mano. Le resine sono in poliestere naturale completamente riciclabile,  altri componenti provengono da materiali riciclati nel pieno rispetto dell'ambiente.
La zuccheriera



Insomma, mi sono innamorata a prima vista, e la policy di questo designer mi ha dato un motivo in più per continuare a seguire le sue creazioni .... e a riempire il cassetto!
 
E per finire, una selezione delle proposte attuali.




Gli anelli ... 

I bracciali ...

 

Non sono magnifici?

(Di C.)





sabato 6 agosto 2011

Pizza Roma

Viaggiando all’estero, ci si imbatte spesso in quello che a mio avviso è un mistero, diciamo linguistico. Mi riferisco ai nomi dei locali e ristoranti italiani presenti in altri paesi. Essi vantano nomi “italioidi”, “italiati”, ma non titoli che un italiano sceglierebbe mai. E capisco gli orrori ortografici sul menù (anche se…) ma almeno il nome di un locale dovrebbe richiedere una certa riflessione e coerenza. Invece ci si ritrova davanti a Rimini Ristoranti italiani: ora, ci sarà anche dietro una catena (non menzionata, in ogni caso), ma non è chiaro e non è “bello” perché, se entro in quel ristorante, devo presumere che ce ne sia almeno un altro? E comunque il turista straniero come quello italiano reagiranno certamente con maggiore fiducia alla forma singolare che a quella plurale. Inoltre, in questo caso, era addirittura scritto (a lettere cubitali, rosse, luminose): Ristoranti Rimini italiani.
 Oppure, Ristorante Piazza. Può andare, per carità, ma in Italia si chiamerebbe Alla piazzetta, Alla piazza o al limite In piazza. O ancora Roma pizza. Qual era l’impedimento per una Pizzeria Roma
Immagino che locali aperti da immigrati di seconda o terza generazione possano magari non potere più approfittare della freschezza linguistica dei gestori, ma questi ce l’avranno un telefono, un amico italiano, un collegamento in rete per spulciare qualche esempio. Si potrebbe inventare un mestiere di consulenza che prevenga queste denominazioni poco convincenti, mai eleganti, in fondo fuorvianti.
(Di P.)